Bike Sharing, Granelli replica il fallimento di Ofo

Bici abbandonate

Granelli sacrifica la sicurezza a favore della ideologia a pedali, rilanciando un progetto che è già stato un fallimento in passato: il bike sharing free floating.

Nello specifico facciamo riferimento al progetto di portare l’offerta di bici a noleggio a 16 mila unità entro fine anno, un progetto che non tiene conto del fallimento annunciato di uno dei due operatori Ofo e Mobike. Vi ricordate le bici gialle sparpagliate in tutta Milano, gettate nel naviglio e destinate al macero a spese dei cittadini? Beh la storia è recente: la società cinese Ofo è sparita nel nulla abbandonando cadaveri di biciclette in tutto il territorio cittadino aveva costretto il comune ad una attività di recupero, ovviamente a spese nostre, di cui si era pure vantato. Ofo debuttò nel 2017 e dopo poco più di un anno chiuse i battenti lasciando in eredità alla città un mucchio di ferri vecchi abbandonati ovunque e a settembre 2019 l’assessore Anna Scavuzzo si vantava sulle pagine comunali di avere già recuperato ben 372 bici abbandonate. Bici che sarebbero state portate in un deposito (a spese del comune) per 60 giorni. La fine di questi catorci gialli è stata probabilmente il macero dopo che il comune non ha incassato il canone e ha sostenuto costi di recupero e stoccaggio. Un successone.
Granelli non manca di sottolineare che la colpa non è sua, ma della “qualità delle società” che lui stesso aveva scelto. Geniale scaricabarile.

La fine delle bici free floating

Forte di questo fallimento Granelli ci riprova, ma siccome gli eventuali partecipanti al nuovo bando non soddisfano i requisiti minimi per partecipare, è necessario levare i requisiti. Non importa se le nuove biciclette saranno meno sicure, l’importante è che siano tante e invadano la città. Nasce così la delibera 356 del 24 aprile 2020 che rilancia il noleggio “free floating” aprendo a nuovi operatori che non saranno più tenuti a garantire gli standard precedenti.
Spariscono le voci sul peso, diametro delle ruote, caratteristiche dei pneumatici, freni, manubrio e anche la voce per cui “Le biciclette devono inoltre rispettare le prescrizioni previste dallo standard Europeo EN 14764 e s.m. e i.”. Insomma veicoli qualsiasi, basta che riempiano la città e che il fornitore del servizio auto-certifichi che “Le caratteristiche tecniche delle biciclette dovranno rispettare la disciplina vigente in materia“.

Il comune non si darà più nemmeno la pena di controllare cosa circola per le strade milanesi, scaricando in toto la responsabilità dell’affidabilità del mezzo sul gestore del servizio. Gestore che sappiamo deve guadagnarci, altrimenti sparirà come è sparito Ofo. E per guadagnarci userà bici economiche e, forse, meno sicure delle precedenti.

Il peggio però arriva quando la diminuzione dei requisiti è stabilita anche per le biciclette a trazione elettrica: eliminato il testo “Il motore della bicicletta deve essere conforme alla direttiva europea 2002/24/CE” e anche “Tali biciclette devono inoltre rispettare le prescrizioni previste dallo standard Europeo EN 15194 e s.m. e i“. In parole poverissime, se la bici dobbiamo comprarla noi deve essere conforme a tutta una serie di norme, ma se ce la offre una società di bike sharing può anche essere un veicolo non omologato per gli standard europei. Basta riempire Milano di bici, prima possibile.

Ovviamente tutto stabilito in precedenza con determina dirigenziale e in via sperimentale in modo da sfuggire alle pressanti regole del Codice della Strada e a normative varie sulla sicurezza dei veicoli a noleggio.

La cosa più inquietante che si legge sulla delibera 536 è “Ad oggi le manifestazioni pervenute non sono state autorizzate in quanto le biciclette presentate non avevano tutte le caratteristiche tecniche minime richieste dall’Avviso Pubblico; di fatto, quindi, non risulta raggiunto l’auspicato e deliberato aumento di biciclette presenti sul territorio del Comune di Milano

Il nuovo Free Floating farà la fine che ha fatto in Cina?

Traduciamo dal politichese: siccome le caratteristiche di sicurezza delle bici erano troppo stringenti e non ci sono società disposte a fallire in nome dell’ideologia a pedali di Granelli, leviamo i limiti, leviamo sicurezza, leviamo le certificazioni a norma di legge, perchè dobbiamo riempire Milano di catorci gialli, verdi e blu, che con calma recupereremo (a costo della collettività) quando le società falliranno nuovamente come è già successo per Ofo.
Ci accontenteremo di una auto-certificazione delle società che offriranno il servizio.

Perché il Comune di Milano è a favore della sicurezza dei cittadini che scelgono la cosiddetta “mobilità dolce”.
Perché l’ideologia e il profitto vengono prima della sicurezza.
Perché Granelli è affezionato al fallimento del Bike Sharing Free Floating.

Autore

  • Laureato in Economia e commercio, giornalista pubblicista, motociclista da sempre. Dopo tanti anni di lavoro nel settore automotive in cui mi sono occupato di ricerche di mercato, giornalismo, retail e gestione di uffici stampa per diverse grandi realtà del settore, ora mi occupo di Cybersecurity e Cloud Computing. La mia passione per la politica, l'attività svolta con muovermi (e anche in precedenza) e l'amore incondizionato per Milano, mi hanno fornito lo stimolo per una candidatura alle prossime comunali nella lista di Fratelli d'Italia con l'impegno di contribuire al miglioramento della viabilità e garantire libertà che l'attuale giunta sta negando.

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