Esame di realtà: l’automobile vince quasi sempre

Di recente il Comune di Milano ha sponsorizzato un’iniziativa di “ecosostenibilità etica” (le virgolette diverranno chiare a breve) per invogliare i cittadini ad usare mezzi di trasporto a basso impatto ambientale come le bici e i mezzi pubblici.

Lo scopo è nobile e l’intenzione potrebbe anche essere ritenuta buona, ci mancherebbe, ma come si sa le vie per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni…

L’iniziativa prevede l’apposizione  di cartelli “informativi” (ancora le virgolette…) in giro per la città, cartelli che spiegano come i vari mezzi di trasporto disponibili abbiano vantaggi e svantaggi, sia sull’ambiente che sulla propria salute. Infatti questi cartelli indicano, dato un certo percorso, per “ogni” (e tre!) mezzo utilizzabile alcuni valori utili ad una scelta “consapevole” (adesso basta però!):

  • tempo di percorrenza
  • emissioni di CO2 totali
  • Kcal consumate
Segnaletica tattica a Milano, previsti 199 cartelli

In questo modo un passante che legge quel cartello può fare due conti e decidere se gli interessa di più:

  • arrivare presto
  • pesare meno sull’ambiente
  • perdere magari un po’ di peso

E quindi scegliere il mezzo più consono per il proprio scopo.
Tutto bellissimo.
O no?

Eh, in effetti se di primo acchito l’iniziativa sembra lodevole, ad un secondo esame, guardando bene i dati, ci si accorge che qualcosa non va.
Infatti i dati sono SBAGLIATI (ecco depennata una virgoletta: i cartelli non sono informativi, anzi). E guarda caso sono sbagliati a favore dei mezzi cosiddetti ecologici, cioè ipotizziamo una certa dose di MALAFEDE (molto anti-etica, depennata un’altra virgoletta) da parte del Comune che vuol spingere per un particolare lifestyle non necessariamente apprezzato o anche solo adottabile (non tutti possono andare in bicicletta con leggerezza) da tutta la popolazione.

Come facciamo a dire che sono sbagliati?

Almeno due sono i motivi per cui diciamo che sono palesemente sbagliati e in malafede, un primo motivo basato sul senso comune e un secondo, molto più scientifico, basato su un lavoro accademico (una tesi appena discussa in Università di Milano) di misurazione di alcuni di quei dati.

Partiamo dal più semplice e immediato: il senso comune.

Guardando il cartello riportato sopra si nota che i tempi di percorrenza della bici, del bus e del pedone sono largamente ottimistici:

  • Bici: 2 Km di percorso in 6 minuti vuol dire una velocità media di 20 Km/h, nemmeno un rider al meglio delle sue prestazioni… e si parla di bici propria, non in sharing altrimenti c’è da contare il tempo per raggiungere una stazione o la bici più vicina
  • Bus: solo di tempo di attesa parliamo di circa 9 minuti (fonte Moovit) alla fermata più il tempo per raggiungere la fermata più vicina, più il tempo per raggiungere la vera destinazione (che non è detto corrisponda alla fermata dove si scende)
  • Pedone:  2 Km di percorso in 24 minuti vuol dire una velocità media di 5 Km/h che è la velocità di un pedone in perfetta forma e a passo sostenuto, non di un passante qualunque

Un dubbio anche sul consumo di calorie viene guardando bus e auto: come mai sono diversi, tra l’altro a favore del bus? Una persona trasportata da un mezzo a motore dovrebbe consumare allo stesso modo sia che si tratti di auto o bus, o no? Si potrebbe addirittura ipotizzare che un guidatore di automobile dovrebbe consumare perfino di più perché deve fare attenzione alla strada (l’attenzione costa energia). O forse in questi due casi il consumo maggiore è solo frutto del tempo speso in più (il corpo umano brucia energia anche a riposo) e quindi non è un vero fattore di scelta? In fondo anche stare seduto in panchina per 11 minuti brucerebbe lo stesso numero di Kcal.

Ultimo dubbio da senso comune che riportiamo è il seguente: perché non è stato preso in considerazione il mezzo cittadino perfetto per eccellenza? La moto (o il motorino/scooter) forse avrebbe fatto sfigurare troppo qualunque altro mezzo lì mostrato? Avrebbero dovuto piegare la realtà così tanto che forse non hanno avuto il cuore di inserire quello che sarebbe stato il vincitore a tavolino. Ulteriore virgoletta depennata: non hanno preso in considerazione ogni mezzo, bensì hanno scelto quelli utili a loro “dimenticando” quello più utile al cittadino.

Il secondo motivo per cui questi cartelli sono in palese malafede deriva da uno studio fatto recentemente da un mio tesista che ha lavorato proprio sull’analisi della performance temporale dei vari mezzi utilizzabili in città. Per dovere di cronaca il titolo della tesi è: “Confronto tra automobile e mezzi di trasporto alternativi nel Comune di Milano basato su stime di tempi di percorrenza”. Qui di seguito riporto un breve riassunto del suo lavoro.

Più di un anno fa lo studente venne a propormi l’idea per lo studio sapendo che avevo già trattato il tema traffico e inquinamento (vedere bibliografia in fondo). Voleva misurare, nota bene, quello che lui riteneva essere il grosso vantaggio dei mezzi pubblici su quelli privati. La sua idea era quella di stimare i tempi di percorrenza in città utilizzando i motori di navigazione (es. Google Maps, Waze, Moovit, ecc.) simulando percorsi casuali a varie ore e producendo poi una serie di statistiche.

L’idea è ottima perché non obbliga a effettuare percorsi ad hoc con un veicolo vero e si ottengono dati perfetti e realistici perché tutti i motori online di navigazione usati si basano sul comportamento effettivo e sui risultati reali degli utenti stessi. Spiego meglio: quando usate un navigatore online (come Google Maps o Waze) per recarvi a destinazione, forse senza rendervi conto state fungendo anche da sensore stradale cioè state inviando periodicamente lo status del vostro viaggio al provider (Google in questo caso) che utilizza queste informazioni (ad es. velocità istantanea, media, accelerazioni, rallentamenti ecc.) per capire in che situazione di traffico siete immersi. Tali informazioni vengono aggregate (non siete gli unici a usare l’app in quella zona) a formare un quadro del traffico in ogni via e zona della città (o del paese, vale dappertutto). E le informazioni registrate nel tempo concorrono a formare un quadro storico statistico della zona, in modo che Google (o chi per esso) riesce a sapere perfettamente quanto tempo ci metterete (nel futuro!) ad arrivare a destinazione e a consigliarvi la strada migliore (secondo lui beninteso).

Perciò quando chiedete ad un navigatore di stimare la durata di un viaggio che volete intraprendere e di consigliarvi la strada migliore sappiate che quasi sempre ci azzecca nel tempo (ETA, Estimated Time of Arrival) e nello spazio (tragitto scelto).

Tornando alla tesi, per fortuna non è complicatissimo automatizzare la consultazione di un sito web di un motore di navigazione, ergo il sistema software messo in piedi per questo studio ha operato per mesi (e dalle 7 alla mezzanotte di ogni giorno, ogni minuto) facendo:

  • generazione di un tragitto casuale in Milano
  • elaborazione del tragitto coi motori di navigazione online per sapere i dati di percorrenza (tempo, spazio, velocità), per ogni mezzo supportato (tipicamente auto privata, car sharing, mezzo pubblico, bici, piedi – non le moto purtroppo)
  • raccolta dei dati in un database per la successiva produzione di statistiche e confronti fra mezzi diversi

I tragitti generati ed elaborati sono stati 48000 e il risultato eclatante (con una nota che vedremo tra poco) è che, cito testualmente: “l’automobile vince nel 99.5% dei casi”. Lo schema riassuntivo è nella figura qui sotto in cui si vedono i box plot delle varie categorie di veicolo utilizzabile (e ricordatevi che manca sempre la moto!), i diagrammi che mostrano le distribuzioni delle velocità medie che sono state misurate durante tutto lo studio. I baffi indicano i casi estremi (minimo e massimo), mentre i rettangoli l’insieme dei casi più frequenti e la riga arancione il valore mediano.

Qual è il significato di questo diagramma? I rettangoli ci dicono tutto: quello dell’auto è sempre sopra a tutti gli altri per velocità di percorrenza, quello del car sharing subito sotto, la bici sotto ancora e parzialmente sovrapposta ai mezzi pubblici (che sono spesso più lenti di una bici!) e infine andare a piedi è la scelta più lenta (e ce lo aspettavamo ovviamente).

Cioè, per ora, anche in una città come Milano in cui l’amministrazione pubblica cerca ogni mezzo per rendere la vita impossibile al mezzo privato, l’automobile resta l’opzione più veloce.

Salvo una nota che avevo preannunciato poco sopra: lo studio dei tragitti ipotizza che quello in auto privata sia effettuato da A a B… trovando parcheggio istantaneamente e nelle immediate vicinanze sia di A che di B, cosa che purtroppo, tristemente, è sempre meno un’ipotesi plausibile (salvo pagare parcheggi carissimi). Inglobando alcuni minuti sia alla partenza che all’arrivo per l’operazione di raggiungimento dell’auto (alla partenza) e di parcheggio (all’arrivo) le prestazioni del mezzo privato degradano alla situazione del car sharing (il secondo box plot, quello di Enjoy), che comunque resta al di sopra dei mezzi restanti.

Ed ecco che quindi offro a voi il mio retropensiero: il Comune di Milano, non potendo rendere efficienti i mezzi pubblici, sta cercando (eliminando parcheggi, restringendo carreggiate ecc.) di rendere sempre meno efficiente il mezzo privato, nella futura speranza, vana, di rendere i cartelli di cui sopra veritieri.

Ora tornate a vedere il cartello di GuidaMI e cercate di non ridere/piangere.

I cartelli da appendere sono stati trasportati per la città… in scooter!

Bibliografia

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