I trasporti urbani in ottica New Start

Metropolitana

Si chiama New Start il progetto per gestire a Milano la seconda fase dell’emergenza coronavirus, ovvero la fase in si dovrà tornare ad aprire una parte significativa delle attività, pur ancora con il virus (almeno potenzialmente) ancora in circolazione.

Una parte importante del piano riguarda i trasporti. L’idea sembra essere quella di limitare l’accesso ai mezzi in modo da garantire la possibilità di mantenere la distanza di sicurezza di un metro alle persone che li useranno.

Ora, se in quanto tale la cosa ha senz’altro senso, rispetto alla situazione concreta che si ha in città, si tratta di una misura palesemente assurda. Almeno se nell’ottica di un ritorno quasi generale alle normali attività.

Viene veramente da chiedersi se chi ha concepito questa idea abbia mai in vita sua utilizzato i mezzi pubblici negli orari di punta, quando le persone sono schiacciate nelle vetture come sardine nella scatola.

Questo fatto, sicuramente pessimo dal punto di vista della possibile trasmissione dei patogeni, significa in ogni caso che l’imposizione di un numero chiuso sulle vetture, tale da garantire la distanza minima di un metro fra una persona e l’altra, comporterà una riduzione della portata negli orari di punta di almeno 5 volte (andando per difetto!).

Sarà possibile aumentare il numero delle corse negli orari di punta in modo da compensare ciò? Ovviamente no! Non credo proprio nel caso dei mezzi di superficie, per ragioni di costi e di numero di conducenti disponibili. E a maggior ragione nel caso delle metropolitane, la spina dorsale del trasporto pubblico cittadino, dato che il numero dei mezzi circolanti è limitato dalla distanza minima che devono tenere l’uno dall’altro per ragioni di sicurezza e che sicuramente non può venire ridotta ad un quinto negli orari di punta, quando già normalmente passa un treno ogni 2/3 minuti. E’ evidente che mai e poi mai potrà passare un treno ogni 20/30 secondi!

Risulta quindi certo che le misure di limitazione di accesso ai mezzi pubblici (che credo andrebbero comunque evitati il più possibile, mascherine o non mascherine) comporterà enormi problemi di trasporto, nel caso si aspirasse a far riprendere la maggior parte delle attività.

E questo senza neanche prendere in considerazioni i treni del passante, che in condizioni normali scaricano e caricano migliaia e migliaia di persone ogni giorni, girando anche essi stracarichi negli orari di punta.

La ovvia alternativa per chi dovrà spostarsi malgrado tutto sarà quella di usare un mezzo privato.

Ma qui sorge un grosso problema. Anche ammettendo che una fetta significativa delle persone passino ad un meno ingombrante mezzo a due ruote, come faranno gli altri ad arrivare in auto al lavoro, dopo che per almeno tre lustri si sono spesi milioni di Euro per chiudere strade, restringere carreggiate ed eliminare posti di parcheggio? Dove parcheggeranno, in particolare, quelli che lavorano in centro e abitano troppo lontano per arrivarci a piedi? Ricordiamo che le ultime lungimiranti amministrazioni hanno non solo eliminato moltissimi posti per parcheggiare, ma i pochi rimasti sono quasi interamente riservati ai residenti e quindi saranno in gran parte occupati, visto che chi potrà eviterà di muoversi. I garage a ore non offrono un’alternativa credibile, visto il loro esiguo numero e il costo totalmente insopportabile per moltissime persone.

Si sta ventilando, alla luce del fatto che l’uso dei mezzi pubblici dovrà venire scoraggiato, l’ipotesi di non riattivare l’Area C e ovviamente non andrebbe riattivata neanche l’Area B, specie ora che i dati sull’inquinamento hanno dimostrato che il traffico privato incide in maniera pressoché trascurabile sull’inquinamento cittadino. Che la sua mancata riattivazione non venga data per scontata la dice lunga sulla mancanza di buon senso di chi amministra questa città. Qualora dovesse prevalere, per una volta, il buon senso, quanto potrà resistere l’amministrazione alle proteste di quelli che si vedranno privati del loro privé esclusivo, considerando che molta parte di chi ha voce in capitolo nell’amministrazione di Milano abita proprio nella zona “protetta” dall’Area C?

Per quanto riguarda le dichiarazioni dell’amministrazione Sala, che già lamenta la riduzione delle entrate che la rinuncia alla riattivazione dell’Area C comporterebbe, va sottolineato che i mancati introiti per il Comune sono in realtà mancate spese per i cittadini, molti dei quali si troveranno in grosse difficoltà economiche, nei prossimi tempi. Quindi se il Comune incasserà meno sarà solo un bene! Gli basterà tagliare qualche spesa inutile!

Una cosa è certa: per la grandissima parte dei cittadini milanesi e dell’hinterland, quelli che non hanno la fortuna di poter lavorare sempre solo da casa o di avere l’ufficio a due passi da dove abitano, si prospettano tempi duri che porteranno molte difficoltà aggiuntive, non solo dal punto di vista economico. Si tratterà di difficoltà non dovute ai casi del destino come quelle che deriveranno dagli effetti diretti sull’economia del Coronavirus, ma dovute alla cattiva politica della mobilità degli ultimi quindici anni, miope e incentrata unicamente sulla soddisfazione delle preferenze dei più privilegiati, invece che sulle esigenze di chi deve spostarsi per lavoro, sia nei periodi normali, sia nei periodi emergenziali. Emergenze che andrebbero sempre considerate, quando si prendono decisioni che hanno effetti a medio e lungo termine, come è il caso di quelle aventi per oggetto la mobilità.

Cosa fare? A parte puntare il più possibile sul telelavoro, l’unica cosa da dire è che la politica della mobilità andrebbe ripensata completamente, con una sostanziale inversione a 180 gradi: riaprire strade, allargare le carreggiate e creare nuovi parcheggi, sia recuperando quelli su strada eliminati negli ultimi anni, sia costruendo parcheggi interrati o sopra il livello stradale. Naturalmente con costi accessibili anche alle persone con un lavoro normale (perché in centro lavorano anche persone “normali”: infermieri, baristi, camerieri, impiegati, commessi, etc, non solo grandi finanzieri e avvocati di grido).

L’emergenza Coronavirus sta mettendo a nudo la pochezza e l’inconsistenza della politica della mobilità seguita dalle amministrazioni negli ultimi 15 anni almeno. Sono stati spesi milioni di euro per creare inutili ostacoli alla mobilità privata e adesso altri dovranno venire spesi per toglierli. Il tutto a carico dei cittadini.

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