La delibera 13: il fallimento delle opposizioni

Milano al mare

In questi giorni tutti stanno parlando dell’inevitabile intasamento di Corso Venezia e Corso Buenos Aires come evidente conseguenza della ideologica lotta alla mobilità privata perpetrata dalla giunta ed esplicitata nel documento Milano 2020. Un risultato prevedibile e previsto che però rischia di spostare l’attenzione ad un fatto che intacca solo la superficie del problema e che, volendo, la giunta potrebbe cancellare con un colpo di spugna dando l’illusione di una vittoria politica dell’opposizione.
La realtà è che quelle ciclabili hanno un evidente problema di conformità al Codice della Strada e con buona probabilità saranno portate avanti azioni che costringeranno la maggioranza ad un passo indietro, almeno parziale o ad aggiustamenti importanti che per fortuna ne mitigheranno l’impatto negativo sulla viabilità.
Però questa è una battaglia facile, quasi scontata, persino populista per certi versi. Per questo motivo noi vorremmo spostare l’attenzione sulla delibera numero 13 del 14 maggio 2020.
Mascherata da disposizioni per favorire la ripresa durante la cosiddetta “fase 2” (ripresa post *lockdown*) questa delibera contiene elementi molto discutibili sia dal punto di vista dell’efficacia degli stessi per lo scopo dichiarato, sia perchè in realtà vanno ad impattare negativamente sulla mobilità cittadina, essendo parte di quel progetto Milano 2020 che muoverMi rigetta in toto senza se e senza ma.

La delibera 13 (che potete leggere QUI) è stata votata all’unanimità dei presenti, quindi inclusa l’opposizione che a nostro parere ha peccato di superficialità non rilevando che questa delibera di fatto è un endorsement a Milano 2020 perchè contiene riferimenti diretti al documento e va esattamente nella direzione auspicata dalla giunta senza di fatto fornire un aiuto concreto ai commercianti milanesi. L’unico voto contrario è stato quello di Rizzo, non ci è dato a sapere se è stato un voto motivato o meno, però per onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che è stato l’unico voto che va nella direzione che noi auspichiamo.

La presentazione di Maran, un’ora di parole per indurre alla pedonalizzazione

Quali sono dunque le implicazioni di questa delibera? La prima è di carattere strettamente politico: la giunta rivendica il voto come un successo della maggioranza (lo dice Maran nel video qui sopra!), un endorsement pieno a quel delirante piano Milano 2020 che più che un rilancio è un affossamento totale della città in nome di una ideologia dell’immobilità e del regresso. Questo, spiace dirlo, è un enorme autogol delle opposizioni tutte perché se avessero analizzato nel dettaglio cosa viene proposto in questa delibera, si sarebbero accorte che non è funzionale agli scopi dichiarati, ma è perfettamente in linea con gli obbiettivi di pedonalizzazione e di svendita degli spazi pubblici (leggi strade) ad attori privati privilegiati.

Il nodo centrale risiede nei presunti aiuti alla ristorazione, contenuti nel DL Rilancio, ma di fatto – e Maran lo esplicita molto chiaramente nel video di presentazione sopracitato – lo scopo finale è la pedonalizzazione di strade e piazze e la cannibalizzazione di quanti più parcheggi possibile. L’assessore indica con estrema chiarezza quali sono i requisiti: è consigliato un professionista per redigere la domanda, bisogna comprare le attrezzature, è necessaria la copertura dei tavoli, è necessario ritirarli la notte (o comunque assicurarsi che non vengano vandalizzati), è necessario lasciare due metri di spazio per i pedoni. Ebbene in quali vie abbiamo marciapiedi superiori ai due metri di larghezza che consentano il posizionamento di tavolini senza invadere la sede stradale?
Quanti esercizi di somministrazione hanno in questo momento la disponibilità finanziaria di sostenere dei costi aggiuntivi per un investimento limitato nel tempo? Per quanti coperti? cinque? dieci? Quanti bar e ristoranti hanno la possibilità di creare installazioni decorose e farle fruttare per compensare le perdite dovute al distanziamento sociale? di quanto spazio e attrezzature hanno bisogno? Di certo non lo spazio di un comune dehor perchè sarebbe troppo piccolo e l’investimento per due tavoli non renderebbe.

Appurato che la stragrande maggioranza degli esercizi commerciali non avrà fisicamente lo spazio per creare qualcosa di “piacevole” e redditizio, la soluzione diventa una sola: occupare le strade e sperare che l’installazione diventi permanente. E Maran non ha escluso questa possibilità, anzi ha incoraggiato a più riprese i commercianti ad agire insieme per occupare gli spazi. Questo comporterà una moltitudine di vie secondarie bloccate, di parcheggi spariti. Noi non crediamo che l’iniziativa avrà particolare successo (tra i piccoli esercenti) proprio per una questione di costi e relativo scarso incasso aggiuntivo, però i grandi player del food sicuramente sono attrezzati finanziariamente per affrontare la spesa.

A questo proposito vogliamo qui ricordare la dichiarazione di Farinetti, proprietario di Eataly che rivendica l’occupazione di Piazza 25 Aprile il giorno prima della delibera della giunta. Come poteva essere così certo che la delibera sarebbe andata a buon fine in tempi così rapidi? Noi di muoverMi, qualche domanda ce la facciamo.
Inquietante il commento di Mi-Tomorrow: «L’Italia dovrà diventare un grande dehors» Ma anche no! Almeno non Milano!

«L’Italia dovrà diventare un grande dehors» 📣

Pubblicato da Mi-Tomorrow su Mercoledì 13 maggio 2020

Vogliamo anche ricordare che prima della delibera è stato lanciato una specie di concorso per architetti e designer al fine di creare soluzioni per il distanziamento sociale all’aperto per negozi e ristorazione, un modo come un altro di fornire soluzioni “chiavi in mano” agli esercenti a cui resta solo di pagare i professionisti (anche su questo punto Maran insiste parecchio!) e comprare le attrezzature. Insomma un piano ben ideato, un trappolone ideologico in cui l’opposizione è caduta con entrambi i piedi.
QUI trovate il comunicato stampa del Comune di Milano, datato 2 maggio, ben prima della approvazione della delibera, segnale che tutto era alla luce del sole e che l’opposizione ha dormito sonni beati e ha avallato senza neppure tentare di emendare questa assurda delibera. Eppure le informazioni per poterlo fare erano già disponibili!

No, non ci sarà nessun aiuto per i commercianti, ci saranno solo altri costi che i piccoli esercenti non potranno sostenere, azioni che nelle periferie si tradurranno in brutture a basso costo che paralizzeranno la viabilità locale e che i grandi player del food sfrutteranno abilmente per mettere a profitto aree pubbliche e ottenere, con buona probabilità, una proroga se non una installazione permanente per ottenere profitti privati. Ribadiamo il concetto: “aree pubbliche, profitti privati

Milano ridotta ad un bar di periferia, ad una chilometrica offerta di sedute all’aperto che non offriranno più nessun motivo di interesse o di novità rispetto alla concorrenza con conseguente danno per chi i dehors li aveva realizzati da tempo e pagato profumatamente l’occupazione del suolo pubblico. Inoltre non essendo più obbligatorio il parere della soprintendenza vedremo installazioni posticce in pieno centro storico: il brutto che avanza e una città che si paralizza. Un risultato che mai avremmo sperato di ottenere con l’irresponsabile contributo dell’opposizione.

La temuta pedonalizzazione delle strade: blocco del traffico e parcheggi svaniti

Adesso ci si attende che l’opposizione possa almeno tentare di fornire qualche strumento anche a chi i tavolini per strada non potrà metterli. Pensiamo a titolo di esempio a tutti i commercianti che gravitano attorno all’asse di costruzione della M4, che da molti anni vedono le loro attività ridotte al lumicino e non hanno fisicamente lo spazio per aderire a nessuna di queste mirabolanti iniziative.

Ci attendiamo anche una protesta dei residenti che vedranno sparire posti auto nel loro ambito e saranno costretti a parcheggiare (a pagamento) in un ambito diverso. Avete voluto le strisce blu per tenere lontani i pendolari? ecco questo è il risultato.
Ci attendiamo la protesta di chi avrà difficoltà a raggiungere casa perché la via sarà pedonalizzata, ci attendiamo le proteste dei disabili che non saranno tutelati da regole che sulla carta offrono due metri di passaggio, ma nei fatti non ci sarà nessuno che le farà rispettare.
Ci attendiamo che Milano si svegli dal suo torpore e si renda conto che il municipio 1 non è il giardinetto privato dei residenti, che le strade pubbliche non possono essere svendute ai grandi gruppi o agli amici degli amici, ci attendiamo che i pendolari si ribellino alla politica della giunta che li considera solo dei bancomat da spremere e non consente ai lavoratori di andare a lavorare senza costi aggiuntivi (qualcuno di voi si è mai chiesto quanto incida al mese su un lavoratore il costo di un parcheggio, più abbonamento al trasporto pubblico e/o noleggio di un mezzo alternativo?).
Ma soprattutto ci attendiamo una vibrante protesta di tutti gli imprenditori proprietari di qualsiasi esercizio commerciale che per i più svariati motivi (economici o di spazio mancante) non potranno mai usufruire di questi presunti “aiuti” e al solito saranno costretti ad arrangiarsi, se non purtroppo a chiudere. E che ogni chiusura rimanga sulla coscienza di Maran, della giunta tutta e anche dell’opposizione che ha votato una delibera per favorire Farinetti e la sua Eataly e non i piccoli imprenditori.

Di certo Maran non si preoccupa dei piccoli imprenditori, a lui bastano gli applausi di una cricca di “utili idioti”, spesso nemmeno milanesi (leggete i suoi social, applaudono persino abitando all’estero), a lui basta inseguire una ideologia distruttiva che calpesta i diritti dei lavoratori e dei cittadini tutti piuttosto che favorire una mobilità economicamente sostenibile e concretamente praticabile. Perché la bicicletta è tanto bella, ecologica e divertente, ma non è il mezzo di trasporto ideale per tutti, soprattutto non lo è per i pendolari perché non godono di un trasporto pubblico adeguato che possa supportarli in questa scelta che risulta economicamente svantaggiosa e troppo dispendiosa in termini di tempi di percorrenza.

Autore

  • Laureato in Economia e commercio, giornalista pubblicista, motociclista da sempre. Dopo tanti anni di lavoro nel settore automotive in cui mi sono occupato di ricerche di mercato, giornalismo, retail e gestione di uffici stampa per diverse grandi realtà del settore, ora mi occupo di Cybersecurity e Cloud Computing. La mia passione per la politica, l'attività svolta con muovermi (e anche in precedenza) e l'amore incondizionato per Milano, mi hanno fornito lo stimolo per una candidatura alle prossime comunali nella lista di Fratelli d'Italia con l'impegno di contribuire al miglioramento della viabilità e garantire libertà che l'attuale giunta sta negando.

Un commento

  1. Pingback:Le pedonalizzazioni e i fans di Maran | muoverMi

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