Delibera Piano Aria Clima: una vergogna

Giunta Milano

Presentata Lunedì 9 Novembre 2020, la nuova delibera sul Piano Aria Clima è lunga quasi un centinaio di pagine. Con la scusa di ridurre le concentrazioni degli inquinanti nell’aria e, addirittura, di contrastare l’aumento della concentrazione della CO2 nell’atmosfera del pianeta, essa introduce un’intera nuova foresta di norme, divieti e obblighi in molteplici campi. 

La delibera è stata corredata da una imbarazzante (sì questo è il termine corretto: imbarazzante) presentazione di Arpa del tutto funzionale alla narrazione della giunta, che sarà oggetto di approfondimento in un nostro prossimo articolo. Oggi anticipiamo che per giungere alle conclusioni favorevoli alla giunta si sono aggrappati a studi del 2017 e a stime decisamente “approssimative e scolastiche”, che sono un affronto per qualsiasi persona che lavora con metodo scientifico.

In merito all’obiettivo di ridurre la concentrazione planetaria di CO2 basti dire che la sola Cina “avrebbe approvato progetti per la costruzione di nuove centrali energetiche a carbone per una capacità complessiva di 226,2 GW, una quota pari al 40% del totale dei futuri impianti attualmente approvati in tutto il mondo.” (approfondimenti QUI)

E’ evidente che, perseguito a livello di comune di Milano, la riduzione della concentrazione di CO2 nell’atmosfera è un obiettivo privo di ogni senso!
Vale inoltre la pena di ricordare che le direttive europee prevedono la possibilità, per le aree geografiche particolari – ad esempio il bacino padano – di chiedere ed ottenere limiti differenti appunto in presenza di forzanti orografiche e climatiche. Ma questa strada, legittima e doverosa, non sarebbe funzionale alla narrazione ideologica di Maran e Granelli e quindi non viene nemmeno presa in considerazione.

Per quanto riguarda l’obiettivo di ridurre la concentrazione degli inquinanti, in particolare polveri sottili e diossido di azoto, bisogna premettere che a Milano, contrariamente alla vulgata mainstream, l’aria non è mai stata così pulita come oggi. L’inquinamento atmosferico ancora presente rappresenta ormai un fenomeno residuale di importanza modesta. Dati e bibliografia a conferma di ciò sono disponibili in grande quantità e non lasciano adito a dubbi.

E’ alla luce di tale premessa che va valutata la insensatezza delle molte prescrizioni e dei tanti divieti presenti nel testo! Senza entrare nel merito di ognuno dei punti presenti, si consideri, per esempio, che si pretende di vietare il fumo all’aperto per ridurre la concentrazione di polveri sottili, come se quelle prodotte dal fumo delle sigarette fumate a Milano fossero quantitativamente anche solo vagamente confrontabili con i gas di scarico delle migliaia di camion e automezzi pesanti che ogni giorno rimangono incolonnati nelle tangenziali (e che pure, sulla base di quanto sopra, non fanno salire le concentrazioni di polveri più di tanto). 

A latere vorremmo fare una considerazione da un lato pratica e dall’altro politica. Visto in proiezione futura, il divieto di fumo in tutta l’area cittadina, come si disciplineranno le aree private? a titolo di esempio i balconi o i giardini privati. Ci pare impossibile anche solo pensare a una forma di controllo adeguata, se non tramite segnalazione conseguente a delazione. Una piccola prova di regime, o una norma del tutto inapplicabile e destinata soltanto a scatenare riprovazione sociale e conseguente inutile divisione tra cittadini a fronte di un problema “inventato”, del tutto inesistente perché il fumo di una sigaretta all’aperto si disperde immediatamente e non ha nessuna possibilità di creare una qualsiasi concentrazione di polveri sottili o di altri inquinanti. Per assurdo troveremmo molto più PM a una fermata della metropolitana dove vige il divieto di fumo che presso una pensilina di un tram con diverse persone che fumano nelle vicinanze.

Si pretende altresì di vietare anche i fuochi artificiali, come se a Milano ci fossero tutti giorni grandi spettacoli di fuochi artificiali e non fosse invece una questione che tocca solo uno e soltanto un giorno dell’anno (Capodanno).
E che dire del divieto di barbecue nel periodo compreso tra il 18 ottobre e il 30 marzo? A parte l’impatto totalmente trascurabile in generale, quando mai si sono osservati folli quantità di barbecue in inverno? Forse hanno confuso Milano con la Florida! Forse hanno dimenticato che d’inverno i milanesi mangiano la cassoeula con la polenta e non grilled steaks.

In generale quello che traspare dalla lettura della delibera è l’arroganza e la mancanza di rispetto per chi porta avanti una attività privata, ma anche di realismo. Pare evidente che chi ha scritto la delibera non si è minimamente posto il problema di come certe prescrizioni possano venire rispettate (e anche fatte rispettare) e quali costi comporti adeguarsi ad esse.

Si va dalla velocità di due metri al secondo del flusso d’aria al suolo delle lame d’aria che servono ad isolare l’interno dei negozi anche senza chiudere le porte (da misurare secondo la “norma tecnica di riferimento è la ISO 27327-1 che fornisce i metodi tecnici per la determinazione delle performance aerodinamiche delle lame d’aria – Air curtain unlts Laboratory methods of testing for aerodynamic performance rating)”, alla frequenza di lavaggio delle piste nei cantieri (una volta al giorno se ci sono fino a dieci transiti di veicoli al giorno, altrimenti una volta ogni quattro ore; sarebbe interessante capire come dovrebbero secondo loro avvenire i controlli a livello pratico.

Per le pizzerie ci sono le modifiche da apportare alla canna fumaria, che dovranno prevedere uno specifico foro fatto in un certo modo in un certo punto e chiuso in una certa maniera per garantire il controllo dei fumi, e l’obbligo di utilizzare solo legna con umidità inferiore ad un tot (come si possa controllare in maniera rigorosa l’umidità di tutti i singoli pezzi di una catasta di legna, materiale intrinsecamente eterogeneo, non è dato sapere). Da notare che nella delibera viene affermato che “Nel 2019 il Comune di Milano, con il supporto tecnico di AMAT, ha partecipato a diverse riunioni del gruppo di lavoro sui forni a legna delle pizzerie convocato da Regione Lombardia, cui hanno partecipato anche altri enti quali Arpa Lombardia, Enea e Città Metropolitana Milanese (di seguito CMM). 
Surreale la quantità di enti, soggetti e istituzioni coinvolte in un problema come quello della legna delle pizzerie, problema che evidentemente rivaleggia con l’epidemia di coronavirus per importanza!

Per gli ambulanti ci sarà l’obbligo di usare solo generatori quattro tempi (esclusi quelli alimentati a gasolio), mentre per quanto riguarda stufe economiche, camini e altre cose del genere in cui viene bruciata legna è previsto un “censimento”. Non è chiaro se è prevista anche l’irruzione con la forza nelle case per verificare che non siano presenti stufe o camini e conseguente arresto dei milanesi bruciatori compulsivi di legna.

Difficile poi trovare le giuste parole per definire l’obbligo per i benzinai di installare “infrastrutture di ricarica elettrica” per le auto elettriche in caso di nuovo impianto o, peggio, ristrutturazione totale degli impianti esistenti. In pratica la giunta pretende di addossare il peso economico dell’attuazione delle loro scelte di natura puramente ideologica proprio su coloro che dall’attuazioni di tali scelte verranno danneggiati. 
Curiosa la pretesa che qualora non ci sia spazio per fornire il servizio, il benzinaio sia obbligato a trovare una area adiacente da adibire allo scopo. Non sono chiare eventuali deroghe previste, ma il rischio per alcune pompe dislocate in zona centrale è quello di chiusura e per altre che dispongono di più spazio è quello di sacrificare eventuali impianti di lavaggio a favore di antieconomiche colonnine di ricarica (non si capisce cosa potranno guadagnare i benzinai da queste installazioni, perché se dovessero applicare un sovrapprezzo diverrebbero antieconomiche per gli automobilisti che le eviterebbero).

Sul tema del risollevamento polveri non si fa cenno alla pulizia e al lavaggio delle strade cittadine. Il comune si esonera da qualsiasi costrizione che lo vede nella situazione di obbligato “a fare”. Se i cantieri sollevano polveri, è altrettanto indubbio che anche le strade cittadine soffrono del medesimo problema e la soluzione dovrebbe essere a pieno carico del comune, ma in questo regolamento non si fa cenno a nessun obbligo in merito al lavaggio strade. 
Questo nonostante ci siano studi, citati persino nella relazione, che riportano fino al 75% di riduzione delle polveri risollevate tramite il lavaggio strade e, come ben sappiamo, l’accumulo rappresenta uno dei problemi che affliggono il sistema di misura degli inquinanti.

La cosa allucinante è che per nessuna delle norme introdotte dalla delibera viene indicata una valutazione, anche approssimativa, del costo che esse comporteranno per coloro che saranno colpiti da tali norme. Il concetto di rapporto costo beneficio non viene neanche nominato! 
L’ipotesi di un beneficio, non ha importanza quanto incerto e quanto di modesta entità, purché in sintonia con la propria visione ideologica, è sufficiente per imporre al singolo costi e oneri arbitrari, che non ci si prende neanche la briga di valutare quantitativamente! 

La giunta concepisce le persone che dovranno attenersi al Piano Aria e Clima come sudditi tenuti ad obbedire e basta, invece che come cittadini che hanno delle esigenze che andrebbero tenute in considerazione. Anzi, la netta impressione, a leggere il corposo specchietto relativo alle sanzioni, è che i gestori coinvolti rischieranno di vedersi comminare settimanalmente una qualche contravvenzione, in una perversa operazione di pagamento del pizzo istituzionale, con il comune nella parte dell’estorsore.

Da notare, infine, che, per se stesso, il Comune sarà molto più indulgente, visto che entro il 2030 il Piano Aria e Clima prevede la “riqualificazione energetica [solamente, ndr] del 50% del patrimonio comunale entro il 2030, da intendersi come riduzione dei consumi del 50%, con contestuale eliminazione dei combustibili fossili presso gli edifici oggetto di intervento”

La delibera in questione è ancora più esecrabile in un periodo come questo di forte e acuta crisi economica per tutti in generale, ma in particolare proprio per alcune delle categorie interessate dalla delibera. E’ vergognoso che la maggioranza prosegua nel suo obiettivo di imporre a forza la sua ideologia malata incurante del fatto che ciò comporterà ulteriori gravi oneri economici per attività che già ora potrebbero essere sull’orlo della chiusura.

Il nostro auspicio è che i milanesi si rendano conto della assurdità di questa delibera, in modo da inchiodare la maggioranza alle proprie responsabilità. Ma anche e soprattutto che i media cerchino di informare correttamente sulla situazione inquinamento, che da 40 anni è in forte calo, che è assolutamente sotto controllo, e che non esiste alcuna emergenza tale da giustificare richieste da lacrime e sangue ad una cittadinanza già in difficoltà e provata da contrazione economica e crisi da covid.
Anzi, a tal proposito andrebbe anche rivisto lo sciagurato progetto di eliminazione forzosa di alcune categorie di veicoli, pur ancora efficienti ed in regola con la revisione periodica, sia per la percentuale assai ridotta sul circolante, sia per il modesto apporto inquinante. Ricordiamo che tra i 15 ed i 20 anni di età il 90% dei veicoli viene comunque spontaneamente rottamato, quando diventa antieconomico mantenerli in efficienza. Senza bisogno di aree b o aree omogenee padane o scatole nere a km limitati.

Auspicio ovviamente non preso in considerazione dai nostri solerti amministratori che si sono già impegnati a distribuire fake news via social a supporto delle loro scelte ideologiche. Studi più accreditati fissano la quota d’inquinamento a carico dei trasporti (tutti!) attorno al 10-15%. In tutto il mondo, in tutte le più grandi città europee.
I dati ISPRA riguardo al Black Carbon (la parte più dannosa delle polveri sottili) sono addirittura più ottimistici.

Dati ISPRA (www.isprambiente.gov.it/it)

Sarebbe già grave il fatto di diffondere fake news e procurare un allarme inesistente, ma la giunta non si è limitata a questo: utilizza soldi pubblici per diffondere queste notizie false, se notate il post è sponsorizzato e pagato dal Comune di Milano.

A chi legge vorremmo inoltre ricordare che i soldi per i fantastici incentivi provengono dalle sue tasche. In pratica gli incentivi vogliono dire: prendere i soldi da chi se li è guadagnati col proprio lavoro (anche a chi di soldi ne ha assai pochi) per spenderli non in servizi essenziali, ma per invogliare qualcuno a comprare una cosa che non gli serve e non è necessaria per perseguire lo scopo dichiarato (la fantomatica diminuzione dell’inquinamento).
Soldi quindi presi da tutta la popolazione che paga le tasse comunali e redistribuiti a benestanti che possono permettersi di acquistare una automobile dal prezzo di listino decisamente sopra la media. Al solito chi non può permettersi di cambiare auto non solo non godrà di nessun beneficio, ma gli verrà anche impedito di circolare.

(4) Commenti

  1. Secondo me si drogano. E se dovessero vincere ancora le elezioni, ( cosa che pavento) saro’ costretto ad andarmene, pur con tutti i gravi disagi che mi comporteranno.

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  2. Articolo esemplare.
    Questi stanno cambiando mobilità e urbanizzazione a loro piacimento, senza che interventi così invasivi ed estesi siano prima portati all’attenzione della cittadinanza, e quindi votati con maggioranza qualificata di due terzi dell’elettorato., e non dei votanti…

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  3. Pingback:Libertà e divieti: il fumo all'aperto | muoverMi

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