Gli amici si riconoscono nel bisogno

Amici

Il sindaco Giuseppe Sala è amico dei Milanesi?
Queste ultime settimane hanno fugato ogni dubbio in merito: la risposta è NO.
E questo sentimento va ben oltre ogni collocazione politica. Questi difficili giorni ci hanno mostrato un sindaco distante, non solo rispetto ai problemi di sempre, ma anche rispetto ai problemi nuovi, contingenti e gravi.
Milano, con i suoi ospedali, è in prima linea in questa guerra, e dove si trova il suo comandante?
Il sindaco di una grande città deve esprimerne l’anima, visibilmente, e Sala dove è?

Non c’è, in ogni senso, non è neppure tra la sua gente, quella della parte politica che lo ha collocato dove si trova, non per conferirgli un’onorificenza, ma per assegnargli una responsabilità, nella presunzione che il comandante “manager” fosse in grado di condurre la nave meneghina lungo rotte sicure di sviluppo civile, nella sicurezza, che è anche sanitaria.
E qui forse scopriamo che il disinteresse mostrato dal sindaco, e da quelli di cui si è circondato, verso ogni cosa che non fosse la Milano “green” delle piste ciclabili passa anche dal disinteresse verso la resilienza sanitaria della città, punto di convergenza, con le sue strutture, di pazienti che arrivano da mezza Italia.
L’epidemia ha messo a nudo le fragilità del sistema sanitario cittadino, che ha resistito e resiste solo grazie all’abnegazione dei suoi operatori, che si stanno sacrificando rischiando anche la propria vita.

Nella Milano desertificata dalle restrizioni governative, dettate da ragioni epidemiologiche serie, non dal rischio astratto delle polveri sottili, la città si è sentita sola, abbandonata nella sua segregazione forzata, senza un suo punto di riferimento istituzionale, assunto per l’occasione da autorevoli medici e da esponenti politici della Regione.
Viene da chiedersi: ma come andavano prima le cose, sotto il profilo sanitario? Perché è stato detto che, in fondo, c’erano sempre stati i decessi degli anziani a migliaia, a seguito delle influenze stagionali, e forse anche di altre patologie meritevoli di interesse pubblico.

Giuseppe Sala se ne è mai interessato? Se si, in che modo? Perché i milanesi non ne sono al corrente, e vista la latitanza in queste settimane di epidemia, è lecito immaginare che prima di questa l’assenza sarà stata totale.
Oggi scopriamo, dolorosamente, che la salute pubblica sta al primo posto di qualsiasi politica pubblica, e scopriamo anche la differenza che passa tra pericoli reali (Coronavirus) e pericoli immaginati, mai tradotti in ricoveri ospedalieri.
Scopriamo anche che tra i luoghi di contagio più pericolosi, non solo per il Coronavirus, ma anche per TBC, Staffilococco Pneumonie, ed altre patologie respiratorie gravi o solo fastidiose, ci siano proprio i trasporti pubblici, per l’alta concentrazione di persone, laddove il trasporto privato, invece, isola le persone, limitando la diffusione dei contagi.

Il trasporto pubblico non si può certo eliminare (migliorare si, però, anche sotto il profilo sanitario) ma la guerra al trasporto privato mostra adesso tutta la sua insensatezza, e tuttavia sta alla base della politica dell’attuale governo meneghino.
Quando la bufera sarà passata nulla potrà più essere come prima, e servirà una classe politica milanese interamente nuova per ricostruire Milano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *